QUELLA MATTINA
Quella era una di quelle mattine.
Mi ero alzato molto presto, prima ancora che il villaggio prendesse vita e che i primi carri scaricassero le merci lungo le porte delle botteghe.
Con la schiena poggiata lungo il grande recinto, osservavo la vastità del deserto, che con le prime luci dell’alba sembrava ancora più sconfinato.
Saltuariamente si intravedeva, in lontananza, del fumo di qualche altro villaggio o di qualche accampamento di indios.
Le salsole rotolavano lungo la sabbia asciutta, il vento fresco delle prime ore del mattino faceva sventolare le bandierine lungo i portici e, nel mentre l’atmosfera si faceva più viva e si sentivano le prime voci, i cani randagi riprendevano posto nei loro rifugi, ai margini del centro abitato.
Lo stradone principale, che tagliava a metà tutto il villaggio e portava da un’uscita all’altra, di terra battuta per la comodità dei carri, cominciava ad ospitare i primi passanti.
C’era chi raggiungeva le porte delle proprie botteghe, chi si prodigava nello spegnere le lanterne esterne, chi portava i bambini al centro di istruzione… Qualcuno andava, qualcuno veniva.
Quasi tutto come al solito, se non fosse che quella era una di quelle mattine.
Uno di quei giorni dove, senza preavviso, uno straniero si fermava per riposarsi, ignaro del fatto che non avrebbe più lasciato, almeno per un bel po’ di tempo, quei luoghi. Come se ci fosse una regola non scritta.
Come se una qualche forza superiore scegliesse per noi e, nel tragitto di una vita, inserisse, come esperienza, il sostare qui, in questo villaggio disperso nel deserto, abitato da poche anime dannate.
Per quanto improbabile, escludendo l’impossibile, tutto ciò che rimane è potenzialmente possibile.
Possiamo davvero scegliere o le poche opzioni da vagliare sono preventivamente, già, state scremate, per far sì che il cammino sia quello stabilito? E’, quindi, fattibile credere che il nostro destino sia segnato?
D’altronde il mio libero arbitrio parrebbe non avere, poi, troppe possibilità per essere messo in pratica.
L’addio a questi luoghi si faceva, infatti, sempre più sbiadito, all’orizzonte…
di Fabio Valerio