Un giorno lento (puntata 17)

IL RITO DI PURIFICAZIONE

Erano giorni che girava la voce.

Fuori di qui, del nostro “giardino protetto”, avevano idea che ci fossero entità negative, che abitavano ancora questo villaggio abbandonato.

Sembra strano, a dirlo, ma quelle entità eravamo noi.

Il villaggio, nella realtà, era stato abbandonato anni prima, poco dopo l’arrivo di Dena da neonata, ma nel periodo successivo, le nostre esperienze, avevano preso vita in questo luogo sperduto, per permetterci di lavorare sui nostri debiti.

Eppure qualcuno notò questa insolita attività energetica e si organizzò per effettuare un rito di purificazione.

Ecco a cosa sarebbe servito il cerchio di sassi.

Ma il destino, come ormai si è capito, è beffardo e noi, con i nostri nasi troppo vicini alla tela, come potremmo mai distinguere quei colori, quel magnifico quadro confezionato appositamente per le nostre anime?

Si chiamava Ben e perse moglie e figlio in un tragico incidente. La giovane moglie morì, così come il pargolo che portava in un cencio legato alle spalle, travolta da una carrozza, proprio qui, proprio poco prima dell’infausto evento che fece allontanare tutti.

E il marito, che qui avrebbe ancora avuto una casa e una famiglia, passò molto del suo tempo a contemplare queste strade, questi ruderi, anche parecchio tempo dopo l’abbandono di questi luoghi.

Era convinto, in cuor suo, che qualcosa di quell’amore vivesse ancora, qui.

Ricordo esattamente come era vestito. Come potrei dimenticare quell’uomo, dileguatosi poi nel nulla, che entrò di soppiatto nella bottega di Kate, che mi sfidò spuntandomi contro, che occupò i miei pensieri con il mistero del suo andirivieni, quando noi tutti non saremmo mai potuti andar via da qui?

Sì, lo straniero dileguato era il marito, ancora in vita di Kate. Il padre di Peter. Il nonno, se così possiamo dire, di Paul. Può essere possibile?

Era convinto che un qualcosa dei suoi cari vivesse ancora qui ma, soprattutto, sentiva che qualcuno avrebbe avuto bisogno di lui.

Fu lui a far andar via quel gruppo di ragazzi che, quel giorno, provò a fare il rito con il cerchio di sassi. Non era far dileguare queste anime bisognose, la cosa giusta secondo lui, quanto più un assistere. Era qualcosa che sentiva nel profondo.

È incredibile quanto l’amore per una persona possa continuare, in qualche modo, a far entrare in risonanza i sentimenti, anche se a grandi distanze, anche se appartenenti a mondi o dimensioni diverse.

Lo sentì chiaramente quel giorno. Avevano bisogno di lui.

L’abbraccio caldo che sentì Paul nella soffitta, altri non era che Ben, suo “nonno”, pronto a liberarlo delle catene concettuali che il fratello maggiore gli aveva imposto.

Si turbò così tanto, quel bambino nel sapere la verità, nel vedere la sofferenza negli occhi del fratellone, che si prese parte della sofferenza di Peter, per poter consumare così, un po’ di dolore e alleviargli la pena che portava nel cuore.

E lo stesso fece Ben con lui, quando capì che in quella soffitta maleodorante e mal ridotta, c’era l’essenza del piccolo, che lui non avrebbe mai potuto conoscere, ma che percepiva come una propagazione di amore parentale, come appunto il frutto del suo amore per Kate.

Gli è bastato sussurrare che sarebbe andato tutto bene, che non c’era nulla di cui preoccuparsi, che era libero di poter riabbracciare la mamma. Non lo vedeva, ma sapeva.

L’amore offusca gli occhi di chi vede ma apre i sensi di chi non può osservare.

A cura di Fabio Valerio @erofaalbivio

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