Teresita De Vecchi attendeva da tre settimane per la confessione. Ormai, aveva deciso di partire nel pomeriggio con l’ultimo treno diretto. Era dispiaciuta all’idea di andarsene, ma gli impegni familiari la obbligavano.
Mentre si trovava in albergo, le tornò alla mente che, intorno alle tredici, il Padre dava la benedizione alla folla radunata sul prato sotto la sua cella. Senza indugio, corse verso il convento. Tuttavia, all’altezza della XIII stazione della Via Crucis, incrociò piccoli gruppi di persone che già se ne stavano andando, segno che il Padre aveva già dato la sua benedizione e si era ritirato.
Il dolore che provò fu forte, ma con coraggio riprese la corsa. In cuor suo continuava a ripetersi: “Io voglio una benedizione grande, grande, tutta per me. Padre, la voglio!”. Arrivò al prato, dove una ventina di donne stavano concludendo il Rosario. Le confermarono che non c’era più motivo di aspettare: il Padre si era ritirato da tempo. Ma Teresita, con ostinazione, continuava a mormorare tra sé, e forse anche ad alta voce: “Padre, devo partire. Datemi un saluto grande, grande, tutto per me, perché queste altre persone le avete già benedette.”
Rimase in attesa per una decina di minuti, quando improvvisamente la finestra della cella del Padre si aprì. Lui si affacciò, benedicendo la folla per prima cosa, e poi agitò un… lenzuolo. I presenti scoppiarono a ridere, e una donna addirittura commentò: “Guardate, il Padre è impazzito!”
Ma Teresita, che sapeva di averlo tanto pregato per un saluto speciale, scoppiò in lacrime per la commozione: quel saluto era davvero più grande di quanto avesse potuto sperare.