“So benissimo che non voglio far niente: far qualche cosa è creare dell’esistenza – e di esistenza ce n’è già abbastanza”.
Titolo: La Nausea
Autore: J.P. Sartre
Voto: 7,5/10
Scrittura: Fruibile
Pagine: 238
Dopo aver posticipato a lungo la lettura di quest’opera per poterne godere al meglio, ho avuto l’ennesima conferma di come – spesso e volentieri – le opinioni “mainstream” iperbolizzino l’effettivo valore di un testo.
Sebbene non fatichi a riconoscere le innegabili qualità introspettive delle “Straordinarie avventure di Antonio Roquetin”, mi trovo comunque ben distante dal reputare questo lavoro come geniale o straordinario, soprattutto se rapportato ad altre opere contemporanee che si propongano di affrontare i patemi riflessivi e le sofferenze quotidiane dell’animo umano (penso ad autori come Hesse o Camus).
Pubblicato nel 1938, “la Nausea” consiste in un romanzo filosofico pressoché sprovvisto di trama, teso ad evidenziare le contraddizioni del mondo borghese del primo Novecento e – soprattutto – le difficoltà relazionali di un protagonista misantropo e affetto da sfumature depressive di differente intensità.
Sartre ritaglia con cura le caratteristiche preponderanti del senso di inadeguatezza che avviluppa ognuno di noi nel doversi conformare ai dogmi sociali, rendendo un testo (che per definizione dovrebbe essere “ribelle”, fuori dagli schemi) soggettivamente aderente a un grandissimo numero di persone. Paradossale, non trovate?
In ogni caso, “la Nausea” rappresenta una pietra miliare della corrente esistenzialista francese, un’opera da non perdere; la lettura potrebbe apparire pesante ed evanescente, ma la definirei comunque costruttiva, stimolante.
di @spritz_e_libri
https://www.instagram.com/spritz_e_libri/
Fonte immagine: Einaudi