“Io non sono un cavaliere. Sono il fattore Aegidius di Ham, ecco chi sono; e non sopporto chi sconfina nei miei campi. Prima d’oggi ho sparato col mio schioppo a giganti che avevano causato meno danni di te. E anche allora senza lanciare alcuna sfida”.
Titolo: “Il cacciatore di draghi”
Autore: J.R.R. Tolkien
Voto: 7+/10
Scrittura: Leggera
Pagine: 159
In breve:
“Il cacciatore” è una breve commedia fantasy che narra le avventure del corpulento fattore dalla barba rossa Giles di Ham, protagonista quasi involontario del racconto; dopo aver scacciato in modo fortuito un gigante dalle proprie terre ed essere stato ricompensato dal sovrano in persona con una spada magica, il fattore – elevato per acclamazione al rango di eroe del villaggio – si troverà costretto ad affrontare in maniera rocambolesca e surreale un giovane drago non molto coraggioso, avventuratosi nel Regno di Mezzo in cerca di cibo e ricchezze.
Si tratta di un racconto dai toni sereni e delicati, inizialmente scritto da Tolkien per i figli, in grado di regalare al lettore adulto sensazioni distensive e qualche sorriso.
Da sottolineare lo stile ironico della semantica, a tratti volutamente iperbolica e pomposa, e numerosi riferimenti culturali sparsi dall’autore qua e là nell’arco della narrazione; a titolo esemplificativo basti pensare al nome del drago: Chrysophilax! Un termine apparentemente così buffo in realtà altro non è che la crasi delle parole greche “krysos” e “phylax”, che significano rispettivamente “oro” e “custode”.
Come suggerito da @eco_claire_books, questo testo rappresenta un’ottima introduzione per chiunque desiderasse cimentarsi con lo stile di Tolkien prima di intraprendere letture ben più impegnative, quali “lo Hobbit” o la trilogia de “Il Signore degli Anelli”.
di @spritz_e_libri
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