“L’atto di disobbedienza, in quanto atto di libertà, è l’inizio della ragione”.
Titolo: Fuga dalla libertà
Autore: E. Fromm
Voto: 10/10
Scrittura: Accessibile, chiara
Pagine: 257
Un saggio di psicologia politica lucido e puntuale, che si pone l’ambizioso obiettivo di indagare sulle origini della libertà e delle insicurezze esistenziali che da essa derivino, ragionando in particolare sul ruolo degli individui nel contesto sociale contemporaneo.
Fromm analizza in maniera leggera e brillante il passaggio storico dalla solidità del corporativismo medievale ai primi germogli di iniziativa imprenditoriale e di capitalismo, delineando in maniera chiara e coerente tanto gli aspetti positivi di rottura con uno schema sociale impermeabile, quanto quelli più negativi (e attuali) in termini di mercificazione e disumanizzazione del lavoro.
Sullo sfondo, la condizione drammatica dell’essere umano che si ritrova privo della sicurezza derivante dal conoscere il proprio posto nel mondo, in un contesto di concorrenza spietata modellato da una realtà sociale che, se da un lato porta a maggiori razionalità e indipendenza, dall’altro estremizza solitudine, ansietà e malinconia.
L’unica possibilità per Fromm risiede nel riprendere il controllo di un sistema economico che ormai è sfuggito di mano, riducendo l’uomo alla stregua di un automa, di semplice merce scambiabile, in modo tale da consentire al singolo di realizzare quella libertà positiva che affonda le proprie radici nell’individualismo razionale e nella conseguente realizzazione di sé.
L’alternativa è di trovare rifugio nella ricerca della fama spicciola, nella sottomissione a qualche ideologia, nella dipendenza da qualcuno. Per l’appunto, nella fuga dalla libertà.
Uno dei libri più belli che abbia letto sul tema. Imperdibile!
di @spritz_e_libri
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Fonte immagine: Monadori