Cosa succede quando ampie dosi di stress universitario, fervida passione politica e un incontro ravvicinato del terzo tipo con Matteo Renzi si combinano esplosivamente nella stessa persona? Nasce “Ero diventata premier”, romanzo di Cecilia Alfier, autrice e redattrice per varie testate tra cui il blog La Voce che Stecca di cui sono direttore.
Devo dire che, prima di cominciare la lettura, avevo una vaga idea di cosa aspettarmi, per via di un titolo che strizzava l’occhio alla satira e di alcuni preconcetti che la conoscenza dell’autrice aveva impiantato in me. Uno tra tutti, il fatto che lei cura per la Voce proprio una rubrica dove i fatti della settimana vengono riletti e commentati in chiave umoristica.
Insomma, mi aspettavo che la penna pungente di Alfier s’instaurasse nell’immaginario di Matteo Renzi, primo ministro all’epoca dei fatti narrati, e dei suoi colleghi politici, scardinandone le rotelle ed evidenziandone le fallacie a suon di stoccate. Invece, la lettura mi ha stupito presentando lo scenario opposto, ovvero la caduta della protagonista in un vastissimo sogno lucido, popolato da politici più o meno affermati e altre bestie mitologiche.
Il romanzo, in realtà, presenta una tematica piuttosto complicata da comprendere e, purtroppo, ancor più difficile da accettare per molte persone. Tratta infatti il progressivo appannamento della ragione, fino alla crisi psichiatrica e alla successivo guarigione in clinica. Tuttavia, lo fa con uno spirito fondamentalmente comico e con grande lucidità, grazie a una varietà di espressioni e di collegamenti stupefacente.
Lo stile della narrazione, lungi dall’essere superficiale, ha il grande pregio di riuscire a trascinare il lettore nella mente della protagonista, che annebbiata dalla crisi psichica comincia a confondere le sue immagini interiori con la realtà circostante, facendogli vivere l’esperienza dall’interno. Specialmente nella prima parte, in cui l’autrice lascia più spazio al fluire delle catene di analogie interiori, i solidissimi ragionamenti logici con cui la protagonista si auto convince di essere la predestinata a guidare il Partito Democratico di cui fa parte, anzi il Paese, anzi, il mondo intero, appaiono quasi realistici.
Più questo sentore di onnipotenza viene esplicitato e ribadito nel corso delle scene, però, meno diventa plausibile anche restando nella finzione letteraria, fino a che anche l’io narrante comincia a rimarcare che qualcosa non sta funzionando a dovere a livello mentale, come se si sentisse in dovere di riportare l’intreccio con i piedi per terra.
Il giro di boa del racconto, che coincide con il primo ricovero in clinica psichiatrica, sferra con un inaspettato schiaffo morale al lettore più frivolo, che fino a quel momento avrebbe potuto lasciarsi scappare qualche risata, credendo ancora di trovarsi in un universo new weird improntato sulla satira e sull’autoironia. Invece, il blackout della ragione della protagonista, con i disagi esistenziali che si porta appresso, in quel primo climax si rivela in tutta la sua forza, e contestualmente illumina le stranezze e le incongruenze sensoriali che affioravano qua e là nella prima parte.
“Ero diventata premier” non si tira indietro nell’esprimere la sofferenza interiore attraverso il delirio, anzi, ma lo fa con semplicità, senza giudizi e senza caricare l’esperienza di eccessivo pathos. Riesce così a risultare quasi piacevole, a trasmettere un senso di familiarità e normalità completamente in contrasto con la percezione comunque delle malattie mentali. Inoltre, ha successo nell’impresa psicologica d’inquadrare in un unico, complicato ma non per questo assurdo, percorso mentale tutti i personaggi, i simboli, le immagini e i ragionamenti che hanno attraversato la protagonista nel corso della vicenda.
Forse l’organigramma dei personaggi è un po’ troppo vasto e complicato, tanto che nelle fasi avanzate del romanzo servirebbero i diagrammi a muro che utilizzano i migliori detective nei film d’investigazione per capire a chi si sta riferendo la protagonista in un certo passaggio. Qualche attore in meno, ma meglio caratterizzato e più presente (obiettivo che si può raggiungere combinando le caratteristiche di due persone menzionate in un unico soggetto, per esempio) avrebbe certamente giovato alla fruizione della storia, ma c’è anche da dire che un intreccio del genere, fortemente basato sul filtro e sull’esperienza diretta, c’erano scarse possibilità di approfondire i personaggi con metodi diversi dall’opinione che la protagonista aveva di loro.
A livello tecnico, la scrittura di Alfier si presenta schietta e senza fronzoli. Essenziale, ma non per questo inaccurata. Le descrizioni sono puntuali e particolareggiate, così come la concatenazione delle azioni e del contesto che vanno a creare le varie scene. I dialoghi non sono mai banali né privi di significato, nemmeno quando lo sembrano, e ogni aspetto della vicenda viene esplicitato con grande realismo e semplicità. Comprese la malattia mentale e la disabilità della protagonista. Perché non ho citato prima tale condizione? Semplice, viene comunicata in modo talmente naturale che mi pareva superfluo specificarla.
In definitiva, “Ero diventata premier” è una lettura per certi versi spiazzante, il cui intreccio cervellotico viene reso accessibile da una chiarezza espositiva davvero pregevole. Nonostante l’irrealtà delle situazioni presentate e della mente del protagonista, trasmette riflessioni cariche di realismo e d’intimità, senza scadere nel sentimentale o nell’eccessivamente tragico. Ma il suo grande pregio è di trattare le cose per quelle che sono, senza vuota retorica, strizzando cautamente l’occhio al lato positivo dell’assurdità dell’esistenza.
Lo consiglio fortemente a conoscitori e appassionati di psicologia, ma anche e soprattutto a chi è sideralmente lontano dall’universo delle malattie mentali e le guarda con una certa diffidenza. Perché, a prescindere dalla nostra condizione, il messaggio più vero e più bello che traspare dall’intero romanzo è che i limiti sono fatti per essere superati.
Nei prossimi giorni vi invito a dare un’occhiata al blog La Voce che Stecca e ai suoi canali social, dove Cecilia Alfier pubblicherà una reaction a questo articolo. Per quanto riguarda il romanzo, trovate la prima parte pubblicata a puntate nella sezione cultura della rivista “Paese sud”, mentre presto si sapranno ulteriori informazioni sulla sua prossima uscita cartacea.
Sincerely yours,
Marco Ferreri
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