Gennaio è tempo di mercato di riparazione, che una volta tanto sta regalando qualcosa di inaspettato. Come il passaggio di Dusan Vlahovic, gioiello della Fiorentina e miglior bomber del campionato, alla Juventus per una barca di soldi. Oppure la rivolta dei tifosi viola, condita da striscioni in dolce stil novo del tipo: “Per te è finita zingaro di m…”. Roba mai vista proprio, se non si considerano Baggio, Bernardeschi, Chiesa e perfino quel pacco clamoroso di Felipe Melo. Altrettanto inaspettatamente, continuano a saltare menischi come fossero bottoni di una camicia a fine pranzo di matrimonio, o zolle di San Siro. Forse, ma dico forse, giocare ogni due giorni per poi andare in pausa ogni due mesi per pause nazionali che nessuno si fila è un pelo problematico? O forse no, è il destino beffardo e io ne capisco di agibilità sportiva quanto un operatore VAR o una qualunque ASL che esprime parere contrario sull’opportunità di giocare con rose più infette che sane. Una cosa è certa, nonostante lo schifo: the show must go on. O meglio, visto che siamo in odore di Sanremo: finché la barca va.
Il calcio giocato sembra avere un padrone incontestabile nell’Inter, ormai. Non è tanto l’impressionante, anche grazie a un pizzico di fortuna, serie positiva dell’ultimo mese a fare la differenza, ma il fatto che sono l’unica squadra a poter vantare praticamente due giocatori degni per ruolo. L’infinita serie di scudetti della Juventus si basava su questo presupposto, prima che sui campionissimi. 4 punti di vantaggio con una partita in meno rispetto a Napoli e Milan iniziano a essere un tesoretto niente male.
Le due seconde, appaiate a 49 punti, sembrano aver superato il fisiologico periodo di appannamento, specialmente gli Azzurri. In ogni caso, più passano le giornate più sembra chiaro che faranno la corsa una sull’altra, sperando in un calo di chi le precede. La delusione di questo gennaio si chiama Atalanta, che, complice anche il COVID, sembra aver perso il treno buono per il titolo dopo troppi pareggi. Inchiodata a 43 punti, seppure con una partita da recuperare, e senza poter contare sul futuro apporto di Robin Gosens dopo la cessione all’Inter, gli uomini di Gasperini sembrano più orientati a doversi difendere dal ritorno della Juventus che a sognare in grande. Per loro fortuna, l’assenza di coppe gioverà sicuramente in termini di energie fisiche e mentali nel corso della primavera, così come l’innesto di un giocatore potenzialmente devastante come Jéremie Boga.
Un pensiero va a Josip Ilicic, fortissimo fantasista della Dea, finito fuori rosa in quanto in cura psichiatrica per riemergere dagli abissi della propria mente, che proprio non vuole lasciarlo in pace dai traumi subiti durante la disgregazione della Jugoslavia. Che ritorni a incantare in campo o meno in futuro, la speranza è che vinca definitivamente questa partita.
Il già citato Dusan Vlahovic è chiamato a riscattare le sorti dei Bianconeri, i quali, nonostante rimangano brutti da vedere, stanno finalmente raccattando qualche risultato grazie al pragmatismo di mister Allegri. 42 punti e gruppo di chi anela all’Europa minore alle spalle, per ora. Subito dietro figura la Roma di Mourinho con 38 punti e un’anima folle, che nemmeno portandosi sul 4-0 nel primo tempo riesce a evitare la tachicardia ai suoi tifosi.
Due lunghezze sotto i Giallorossi troviamo la Fiorentina, che sarà interessante vedere se riuscirà ad attutire il colpo della partenza del suo bomber con la forza di un collettivo, il quale è apparso solido e in crescita, e la solita, altalenante Lazio, la quale alterna sprazzi di bel gioco a incompiutezza a livello difensivo. Difficile scorgere grossi margini di miglioramento per loro, così come appare ostico un inserimento di Verona e Torino nella lotta per l’Europa, nonostante il buon rendimento le abbia elevate oltre il gruppo di centro classifica, con rispettivamente 33 e 32 punti. Nonostante siano entrambe belle da vedere, solide e guidate da due ottimi allenatori, la ricorrenza di pareggi e sconfitte sono indice del fatto esprimendo il massimo del loro potenziale, data la qualità delle rose.
Su Sassuolo, Empoli, Bologna, Spezia e Udinese, squadre occupanti in questo ordine la parte destra del tabellone in un intervallo di punti che va da 29 a 24, c’è poco da dire: continueranno a intercambiarsi tra periodi di brillantezza e di appannamento, raggranellando con incostanza i punti per una salvezza tranquilla. Ognuna a modo suo merita la categoria, compagine ligure compresa, che dopo l’annuncio dell’imminente esonero del tecnico Thiago Motta è stata baciata dalla fortuna, ma ne ha approfittato per trovare la quadra di una stagione iniziata tra molte incognite e difficoltà indipendenti dal campo.
Appena sopra la zona calda, con 20 punti, si trova una Sampdoria in crisi nera, che dopo vari tentennamenti ha deciso di andare oltre la gestione D’Aversa, mai del tutto convincente ma che stava portando avanti il compitino salvezza. Esonerato l’ex Parma, la panchina è stata affidata a “Il Maestro” Giampaolo, il quale, se da una parte ritorna nell’unica squadra con cui ha fatto vedere buone cose, dall’altra si rimette in gioco dopo esperienze fallimentari. I primi segnali non sono incoraggianti, tra l’evitabile sconfitta contro gli spezzini, la probabile stagione finita per la stellina Damsgaard, l’ormai inesistente tenuta fisica di Quagliarella e un centrocampo titolare, Thorsby-Rincon-Ekdal, che sarebbe perfetto per un match di MMA.
Impietosa è la classifica del Venezia, che per come sta in campo meriterebbe più dei 18 punti attuali. Consci di dover soffrire dall’inizio alla fine per agguantare la salvezza, proseguono con decisione nel loro percorso. A tallonarli con 17 punti c’è il Cagliari, che pare avere finalmente risposto ai dettami, specialmente di tipo motivazionale, dell’allenatore Mazzarri, il quale sta raccogliendo i frutti del coraggio di tagliare i rami secchi della rosa dimostrato a dicembre.
Il Genoa, fermo a 13 lunghezze, sembra invece sempre più impantanato nel solito, a dispetto della nuova proprietà, carosello di allenatori (esonerato Shevchenko per uno sconosciuto che stava facendo maluccio in Belgio) e di calciatori. Senza identità, la difficile impresa di dare un senso alla stagione assume ogni giorno di più i connotati di un miracolo. Chiude a 10 la Salernitana, che ha scongiurato l’esclusione dal campionato nell’ultimo giorno utile, ma su cui continua a non esserci nulla di dire. Infatti si vaneggia l’ingaggio di Diego Costa, che se fossero vere costituirebbero un’operazione di prepensionamento.
E anche gennaio è andato. In attesa degli ultimi colpi e della ripresa delle ostilità, Inside Serie A vi dà appuntamento al prossimo anno!
Sincerely yours,
di Marco Ferreri
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