DANTE, SPETTACOLARE CONTEMPORANEO

Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura…”. Così recita il primo verso dell’esemplare poema di Dante Alighieri; mai come oggi tali parole son attuali.

L’uomo vagheggia, si inoltra, per poi indietreggiare, riprendendo di nuovo il suo viaggio nell’enorme palcoscenico della vita, mille e mille volte ancora.

Ciò che incontra son molto spesso le sue paure, le ansie dettate dalle aspettative che la società dell’apparire gli interpone. L’oscurità è nottetempo sinonimo di “male”, ma null’altro è se non la stessa immagine dell’essere umano che si specchia aldilà della selva.

L’uomo ha solo e solo timore di se stesso, delle fragilità che il mondo dei media e dell’ostentare lo costringono a chiudere nel cassetto, come sinonimo di negatività.

Ma dov’è finita “la dritta via che l’Alighieri nomina nel proseguire il suo canto? Forse null’altro è se non la richiesta del nostro “IO” più intimo di uscire dalla ghettizzazione di massa ove è stato relegato.

di Nadia Spezzati

Fonte immagine: “Rai”

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