LA SIGNORA KATE
Era qui già da tempo prima del mio arrivo, così come i suoi figli.
Eppure sembrava non si fosse mai integrata con il resto degli abitanti del villaggio.
Non che io fossi l’organizzatore di feste e divertimenti.
Ma lei ostentava un certo disagio a essere qui.
Conoscevo poco della sua storia.
So per certo che era inglese di nascita, trasferitasi nelle Americhe per seguire, con il resto della famiglia, gli affari del padre. Un commerciante di tappeti, che aveva contatti con l’India e il Pakistan, data la madre di lui di quelle zone del mondo.
Ed ecco spiegato, infatti, il colore abbronzato della pelle della signora Kate, non di certo tipico delle zone del nord Europa.
Morto il padre anch’ella si è occupata di tappeti, tanto, poi, da mantenere aperta una bottega di tessuti qui nel villaggio.
A pensarci bene non ho mai visto nessuno entrare in quel locale. A parte lo straniero…
Sì, quel misterioso personaggio, quella mattina era entrato nel suo locale; ne sono certo!
Non mi era sembrata una cosa anomala, ma ora che ci ripenso, avrei potuto farci attenzione.
Uno straniero, cosa già di per sé rara, che entra nella bottega della signora Jones, nella giornata durante la quale il figlio stesso della signora scompare per ore e nello stesso momento compare un cerchio di sassi molto sospetto appena fuori il villaggio…
Senza contare che, del cerchio di sassi, nessuno aveva più parlato.
Sembrava quasi la preparazione a un rito.
Se non fosse che il bambino, poi, è stato ritrovato nascosto nel solaio, forse avremmo potuto pensare a un sacrificio.
Fortunatamente così non è stato, anche se i ricordi del figlio, riguardo quel fatto, sono sempre stati sbiaditi.
E poi quello strano individuo non si era più fatto vedere.
Non sono mai riuscito a togliermelo dalla testa. Potrei, anche ora, riconoscere il suo volto in mezzo a una folla.
Quello sguardo, il suo modo di camminare, la postura. Sono dettagli che non si dimenticano, quando si ha di fronte un essere di quel tipo.
E, devo ammettere, che se tra tutti gli abitanti del villaggio, ha scelto la signora Kate, ha avuto buon occhio a capire che si trattava della persona più facilmente “aggredibile”.
Non aveva un marito e forse non lo aveva mai avuto; in effetti portava ancora il cognome del padre.
Non era ben integrata nel contesto.
Suo figlio, un po’ come tutti gli altri bambini del villaggio, era libero di muoversi a piacere, fuori dagli orari di istruzione.
La sua bottega non aveva clienti.
La sua abitazione aveva l’entrata su un vicolo nascosto, che dava direttamente su strada.
Ma, soprattutto, il figlio grande non la considerava e non abitava più con lei da tempo.
Peter, così si chiamava il primogenito della signora, era ormai un adulto.
Era uno di quei tizi che passano tutto il tempo nella locanda a bere, ridacchiare e dar fastidio agli anziani.
Un nullafacente, estraneo al contesto familiare ma, diversamente dalla madre, integrato – a suo modo – con i coetanei.
Non si era interessato neanche alla sparizione del fratellino, quel giorno.
In pratica, gli unici a non muovere un dito nella ricerca del figlio di Kate, siamo stati io, Dena e Peter.
Ognuno per una sua motivazione, ognuno preda del proprio ego.
di Fabio Valerio
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