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Inside Serie A

INSIDE SERIE A

La seconda pausa per le nazionali sta volgendo al termine e la Serie A si appresta a tornare in campo per l’ottava giornata, al netto degli infortuni e dei cali di condizione che il sempre più criticato calendario degli incontri tra le rappresentative comporta.

Un campionato inaspettatamente aperto e spettacolare è pronto a ripartire verso un inverno che si preannuncia caldissimo. Non prima, però, di aver stilato un bilancio dell’avvio di questa strana stagione, ai cui blocchi di partenza le due favorite d’ufficio per la vittoria finale, l’Inter campione uscente e la Juventus regina dei fatturati, si sono presentate orfane dei due fuoriclasse più rappresentativi, Romelu Lukaku e Cristiano Ronaldo. Se i bianconeri, nonostante il ritorno della garanzia Massimiliano Allegri, hanno pagato lo scotto dell’addio eccellente con una partenza a rilento che li ha relegati a centro classifica, anche se ci sono stati evidenti cenni di ripresa nelle ultime giornate, la nuova Inter di Simone Inzaghi ha saputo mantenere ossatura e spirito compatti, controbilanciando le uscite con acquisti funzionali e ponderati, uno su tutti l’esperto centravanti Edin Dzeko, ex Roma, che con sei reti in sette partite viaggia su numeri inediti da quando gioca in Italia.

Tuttavia, la vera testa di serie emersa nelle prime giornate è il Napoli, il quale, grazie alla quadratura tattica e motivzionale portata dal nuovo tecnico Luciano Spalletti e ai gol di un Victor Oshimen finalmente a pieno servizio sembra aver superato i limiti, più mentali che strutturali, che gli hanno impedito di lottare per lo scudetto nella scorsa stagione. Segue a cortissima distanza il Milan, coordinato da mister Pioli e sospinto dalla leadership carismatica di Zlatan Ibrahimovic, la cui influenza sul gruppo di ragazzini terribili è evidente anche se gli acciacchi dell’età lo hanno costretto (e lo costringeranno) a passare più partite in tribuna che sul rettangolo da gioco. Il successo dei rossoneri, diciannove punti in sette incontri, è dovuto in grandissima parte alla compatezza e all’entusiasmo dell’ambiente, ideale affinché talenti grezzi ma cristallini come Rafael Leao e Brahim Diaz possano evolversi e risplendere.

Interessante è anche il progetto dell’attuale quarta classificata, la Roma, che grazie all’inatteso ingaggio del vecchio leone José Mourinho e all’ingaggio pesante di Tammy Abraham, nonché alla pressoché inedita conferma di tutti i pezzi da novanta della stagione precedente, sembra aver ritrovato una caratura e un’ambizione che mancano da molto prima del ritiro di Francesco Totti. La concittadina Lazio, invece, ha mostrato un buon potenziale dal punto di vista del gioco, ma ha finora raccolto scarsi risultati, a causa di qualche problema fisico di troppo per il bomber Ciro Immobile e dell’intervallo di tempo necessario al gruppo per assorbire al meglio schemi e dettami di gioco del nuovo mister Sarri. Alla pari con essa, oltre alla Juve, viaggiano una buona Fiorentina, che sembra poter finalmente ambire alla parte sinistra della classifica, a meno che la stella Dusan Vlahovic, dopo aver rifiutato il rinnovo contrattuale, non abbandoni la nave a gennaio, e un’Atalanta mai così forte sulla carta, ma non ancora eccelsa sul campo. A proposito della Dea, tuttavia, c’è da fare un paio di precisazioni: è sempre partita a rilento, sta facendo la parte del leone in Champions League e gli infortuni hanno colpito molti dei suoi uomini migliori, tra cui Luis Muriel e Robin Gosens.

Nella zona medio-bassa della classifica c’è invece la solita confusione, caratterizzata quest’anno da una dose ulteriore di spregiudicatezza generale, che sta dando luogo a match spettacolari e ricchi di gol. Il Bologna, dopo le rabbiose dimissioni del direttore sportivo Sabatini e il serio rischio di esonero per Siniša Mihajlović, ha cambiato modulo ed è scattato poderosamente agganciando le ritardatarie tra le grandi. Lo segue un Empoli altalenante, ma che ha dato prova di saper vincere le partite che contano, un Verona a cui Igor Tudor ha ridato certenze dopo l’agghiacciante tripla falsa partenza che ha portato al precoce esonero di Eusebio Di Francesco, e un Torino finalmente solido e dalla chiara identità grazie alla mano di Ivan Juric e a un finale di mercato che ha portato qualità e alternative di livello, come invocato poderosamente dal tecnico. Avvicinandosi alle zone basse si trovano squadre quali Udinese, Sassuolo, Sampdoria e Genoa, che per tasso tecnico delle rose e gioco espresso hanno raccolto meno di quanto seminato, tuttavia, salvo grosse sfortune, non danno l’idea di dover lottare fino all’ultima giornata per agguantare la salvezza. Essa, stando alle indicazioni dei primi giri di giosta, sarà con tuttà probabilità un affare tra le attuali ultime quattro: il Venezia, squadra dalla progettualità ambiziosa e di respiro internazionale, lo Spezia, completamente riassemblato e messo nelle mani di un tecnico amante del rischio e dello spettacolo quale Thiago Motta, il Cagliari, che può contare su una rosa da metà classifica ma necessita di trovare in fretta una precisa identità di gioco e di gruppo, e la Salernitana, che sembra essere oggettivamente inferiore rispetto al resto della compagnia, al di là del cuore, dell’impegno e dell’apporto della meteora Frank Ribery. Tuttavia, nel calcio tutto può succedere e anche i granata venderanno cara la pelle. Appuntamento al prossimo aggiornamento mensile, quando qualche altro giro di motore disegnerà un quadro più chiaro sulle prospettive dei team.

L’articolo è stato scritto (ed è dunque aggiornato in termini di statistiche) in data 14/10/2021

di Marco Ferreri (BTM)

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