“Il signore delle mosche” di W. Golding

“L’uomo produce il male come le api producono il miele”.
Titolo: “Il signore delle mosche”
Autore: W. Golding
Voto: 7+/10
Scrittura: A tratti contorta
Pagine: 280
Celebre romanzo distopico del 1954, ambientato su un’isola deserta, che descrive il progressivo instaurarsi di una società autogestita a seguito di un disastro aereo. Dettaglio che caratterizza l’opera: i sopravvissuti sono tutti ragazzini.
Sebbene abbia trovato lo stile dell’autore in diversi punti farraginoso e poco scorrevole, ho comunque apprezzato l’idea e l’evoluzione della narrazione, con particolare riferimento al drammatico climax ascendente utilizzato da Golding per mettere a nudo la predisposizione al male e alle prevaricazioni che si annidano nel cuore degli uomini – soprattutto se calati all’interno delle formazioni sociali – fin da tenerissima età.
Un libro intenso, “hobbesiano”, in grado di suscitare numerosi spunti riflessivi orbitanti attorno agli istinti peggiori connaturati alla natura umana e alla nascita dei totalitarismi, la cui lettura non può certamente lasciare indifferenti.
Condivido con voi una curiosità: l’idea del romanzo nacque da un esperimento di autogestione che lo stesso Golding – all’epoca professore di inglese – avrebbe condotto direttamente sui propri alunni; dovette interromperlo all’improvviso perché i ragazzini si stavano letteralmente ammazzando tra loro per la conquista della leadership, con i bambini più forti che prevaricavano senza scrupoli quelli più deboli e sensibili.
di @spritz_e_libri
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Fonte immagine: Mondadori