La filosofia femminista liberale: Harret Taylor e John Stuart Mill
Una delle più grandi pensatrici del pensiero femminista liberale è, senza dubbio, Harret Taylor, moglie del filosofo ed economista britannico John Stuart Mill. Egli fu impegnato politicamente per anni e si posizionò nell’area «liberale e progressista di sinistra».
Entrambi nutrirono un profondo interesse per l’emancipazione della donna riprendendo l’ideale illuminista della libertà razionale e dell’autonomia dell’individuo in quanto tale, anche attraverso la pubblicazione di alcune opere principali quali L’emancipazione delle donne di Harret Taylor del 1851 e L’asservimento delle donne di vent’anni dopo del marito John Stuart Mill.
Nonostante questo tratto comune tra i coniugi crebbe una profonda differenza: se per Mill la donna ha comunque un ruolo biologico che la classifica come «garante della casa» (da ricordare che l’epoca in cui vissero era quella vittoriana), per Taylor, invece, la donna può a tutti gli effetti divenire un’imprenditrice. Anzi, per quest’ultima l’emancipazione della donna trova il compimento totale nell’assenza di obblighi familiari e nel suo impiego, a tempo indeterminato, nelle istituzioni.
La discordia tra Taylor e Mill è il riconoscimento, di quest’ultimo, della donna come «angelo della casa», in linea col pensiero vittoriano della loro epoca.
Capita spesso anche oggi, nella nostra cultura, riferirsi alla donna quale unica direttrice domestica. Gli uomini sono soliti chiedere un aiuto alla propria donna nel fare, ad esempio, le pulizie, come se questa attività fosse, appunto, esclusivamente femminile. Sarebbe più consono, a mio avviso, aiutare a rendere la casa più pulita in una stretta collaborazione con la propria partner. È una differenza linguistica importante perché elimina la donna dall’esclusività delle faccende domestiche.
Mill, ne L’asservimento delle donne, pone una distanza tra la schiavitù degli uomini e delle donne: queste ultime non ne subiscono le conseguenze solamente in famiglia ma anche nella dimensione affettiva, divenendo così un asservimento di tipo storico e culturale, non più legato alla differenza biologica. Per questo motivo il femminismo liberale auspica un’uguaglianza di genere attraverso riforme politiche e legislative. È importante ricordare anche Elisabeth Candy Santon che rivendicò tutto questo nella prima assemblea dei diritti delle donne a New York nel 1848. È da questo evento che il femminismo inizia a compiere i suoi primi passi.
di Davide Panunzi
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