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L’altra faccia di noi stessi

Mi ha colpito molto la notizia di questi giorni del violento attacco alla sede della C.G.I.L., da parte di una frangia estremista di una manifestazione “No Green Pass”, organizzata per le strade di Roma. Ma questo non sarà un articolo politico. Non sarà neanche un articolo che prende posizione sull’opportunità o meno di vaccinarsi o sull’introduzione del Green pass, anche se personalmente ho scelto di vaccinarmi. Questa vuole essere una riflessione sulla violenza della nostra società. Sì, perché la violenza non è solo di un gruppo limitato e isolato di persone. La violenza è all’ordine del giorno. La violenza è per strada, ad ogni incrocio in cui un automobilista sbaglia manovra e scoppia una rissa. La violenza è nella scuola, dove un bullo può permettersi di picchiare, umiliare, forse rovinare per sempre la vita di qualcuno che ha l’unica colpa di essere “diverso” o forse fuori dai canoni prestabiliti (da chi, poi?). La violenza è contro le donne. Ogni giorno. Più volte al giorno. Tanto da far sembrare tutto normale, solo qualche numero statistico in più. La violenza è allo stadio, dove il colore di una maglia infiamma gli animi tanto da trasformare una cosa nobile e pura come lo sport, in un pretesto per alzare le mani o, quando va peggio, bastoni e catene. La violenza è quella che scaturisce dalla paura del colore della pelle, dalle differenze di religione, di ideali, di costumi e si trasforma in odio, intolleranza, razzismo, discriminazione. La violenza non è una cosa che non ci appartiene. Non è una cosa che riguarda gli altri. Riguarda noi, tutti noi. Perché ad un certo punto abbiamo smesso di capire, di parlare, di provare a conoscere e abbiamo iniziato ad urlare ed imporre le idee sugli altri con brutalità.

Non litigare nella vita è impossibile, arrabbiarsi per fatti gravi o spesso per sciocchezze è nella natura stessa dell’uomo e, diciamoci la verità, qualche sana discussione, qualche bella litigata a volte è liberatoria, quasi una necessità. Ma dobbiamo non varcare il limite. Dobbiamo avere tolleranza. Dobbiamo riscoprire il valore di una parola ormai troppo spesso dimenticata: rispetto.

di Samantha Macchia

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