Ferragosto in Transiberiana
Foto di Alessia Carmela De Angelis
Cronaca semiseria di un’estate in Siberia
Vi ho mai raccontato di quel ferragosto? Quello in cui passammo 24 di 60 ore in treno? Senza mai scendere. Non un treno qualsiasi.
Il treno: la Transiberiana.
Il sole come da circa dieci giorni, ci sveglia secondo il suo fuso orario, non il nostro. Iniziamo seriamente ad accusare questi continui cambi d’ora. La Russia è attraversata da ben cinque fasce orarie diverse!
Ma il problema è un altro.
Sembra ieri quando, indecisi se portare con noi un paio di felpe pesanti o delle t-shirt moda Positano, facemmo senza dubbio la scelta più logica nonché la più sbagliata.
Battiamo i denti dal freddo. Eppure è agosto!
Se avessimo connessione internet vedremmo sui social decine di foto di amici al mare.
Invece, con un certo timore, fermiamo una donna che, non esagero, ricorda la signorina Trinciabue in “Matilda 6 mitica”. In un inglese che né lei né nessun altro qui in Russia capisce, chiediamo delle coperte per il freddo. Sono gentilmente offerte dalle ferrovie russe. Morbide, calde, di lana.
Mi chiedo quale parte del concetto Siberia ci sia sfuggito durante la preparazione degli zaini il primo di agosto in una Roma torrida e cocente. Come abbiamo fatto a non pensare ai calzettoni di spugna?! In realtà ringrazio il mio buonsenso di ex boy-scout che mi ha permesso di avere con me un k-way. L’ho usato molto più del mio bellissimo bikini.
Il nostro stomaco brontola: causa orari sballati mangiamo all’incirca ogni due ore…così per non offendere nessun fuso orario!
Anche quest’anno per il pranzo di Ferragosto, come da tradizione, scialatielli ai frutti di mare.
La mia mente vaga, troppo.
L’olezzo di noodles liofilizzati dei vicini ci riporta alla realtà. Acchitiamo il nostro banchetto del 15 agosto con quel che rimane nel fondo degli zaini. Et voilà! Noodles al pollo o al manzo? Ardua scelta.
Anche questa volta il popolo russo ci viene in soccorso.
Le numerose babuske che affollano le stazioni ferroviarie sono cariche di cibo fresco – se così si può definire il pesce essiccato. Per la modica cifra di 3,50€ riempiamo lo stomaco di gioia formato pirosky, salame, formaggio e patatine.
Abbiamo tutto ciò che ci serve. Manca solo la classica animazione da lido ed è subito ferragosto all’italiana.
Niente paura.
Su questo siamo stati più previdenti che sull’abbigliamento. Nel preparare i bagagli abbiamo ben pensato che tre mazzi di carte, il gioco dell’oca, la dama e forza quattro sarebbero stati più utili di un maglione.
Raschiando il fondo dello zaino troviamo l’ultimo tassello del puzzle di una giornata perfetta. Ecco palesarsi a noi il Sacro Graal. La settima sfera del drago: la vodka.
Una bottiglia di autentica vodka russa. Comprata in un market qualsiasi in una strada semi deserta di Irkutsk. Di corsa. Rischiando di perdere il primo dei cinque treni con cui attraversare la Siberia.
Uno shot e tutto ci appare più chiaro.
Adesso non fa più freddo.
I noodles sono più buoni di un piatto di spaghetti avvongole.
La dama is the new Wimbledon.
Capisco anche il russo.
E la Siberia ha di nuovo un senso.
di Alessia Carmela De Angelis
Instagram: @_prendoeparto_