ArticoliStoria del femminismo

Il «primo femminismo»: femminismo liberale e femminismo socialista

Mary Wollstonecraft, come abbiamo visto nell’articolo precedente, ha aperto le porte al «femminismo» come pensiero di uguaglianza, ma è in Gran Bretagna e negli Stati Uniti che nasce un vero e proprio movimento politico.

La parola «femminismo» è apparsa per la prima volta nel 1895 ma già da mezzo secolo prima fino ai primi anni del Novecento, questo movimento influenzò la vita politica tanto da ottenere alcune conquiste rilevanti.

A partire dal 1850, poco dopo la Prima Rivoluzione Industriale, le donne finirono col sostituire le macchine, specialmente i telai, trasformandosi così in «angeli operaie»: erano tenute, infatti, a svolgere in modo supplementare anche le faccende domestiche e genitoriali, come dimostra la famosa figura della «donna-angelo» tipica del periodo vittoriano nel Regno Unito.

È qui, in realtà, che si genera una «disuguaglianza nella disuguaglianza»: quelle donne, un po’ operaie e un po’ angeli domestici, iniziano a svolgere un doppio lavoro non retribuito.

A mio avviso, non è molto distante dal paradosso in cui viviamo nella società di oggi: la maggioranza delle persone ritiene che la cura della casa spetti esclusivamente alle donne, in quanto «più capaci»; al contempo, il «progressismo» garantisce alle donne di potersi costruire la propria carriera lavorativa conservando, comunque, un «gap» salariale con gli uomini.

Anche le donne aristocratiche, non costrette a vendersi nel «mercato del lavoro» vivevano il loro stato di incompletezza. Non le era concesso entrare nelle scuole di alto profilo ed erano costrette ad essere economicamente dipendenti dal proprio marito.

Queste due categorie di donne contribuiscono allo sviluppo di due diverse correnti di «pensiero femminista»: le donne aristocratiche si rispecchieranno nel cosiddetto «femminismo liberale», mentre le donne operaie aderiranno al «femminismo socialista».

di Davide Panunzi

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