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Come Steven Bradbury – Inside serie A marzo 2022 

Ci sono mesi in cui accadono cose che giusto un paio di settimane prima erano completamente impensabili, per giunta tutte insieme. Per esempio, ci siamo ritrovati da un giorno all’altro la prima guerra europea dalla capitolazione del baffetto, e in sole tre settimane l’uomo che incarna il liberismo finanziario sovrastatale – che di stato ne guida uno, ovviamente il nostro – si è trovato costretto a calmierare forzosamente il prezzo di una materia prima fuori controllo.

Questi sono i periodi in cui l’italiano medio dà il meglio di sé, riuscendo nell’arco di una sola settimana a passare da CT, a virologo, a stratega bellico, per poi tornare al volo sui sedili di Coverciano e ripartire alla volta del confine polacco per farsi omaggiare magliette e pernacchie insieme a Salvini.

Al suo ritorno, sfinito dalle circostanze ma desideroso di fiondarsi nella solita girandola di pronostici sballati e schedine strappate, si ritrova la Juventus, quella stessa Juventus che dopo dieci minuti di calcio saponato riesce nuovamente a lasciare malamente la Champions contro una comparsa della Liga, in scia del gruppo di testa e in piena corsa Scudetto.

Scudetto che passerà alla storia come quello del passo del gambero. Non serve saper andare avanti, per vincere basta riuscire a tenersi in piedi. Come il leggendario pattinatore Steven Bradbury, oro olimpico per caduta di massa degli avversari, ritornato di recente eroe per un giorno – questa volta per davvero, visto che ha salvato quattro ragazze dall’annegamento – vent’anni dopo.

La regina degli scivoloni mensili è l’Inter, irriconoscibile specialmente per via della sterilità offensiva, che ha dovuto cedere il passo ai cugini Rossoneri, in testa al gruppo con 66 punti dopo tre vittorie consecutive. E anche al Napoli, trascinato da un ritrovato Victor Oshimen, che si mantiene a ridosso con 63 lunghezze.

Incredibilmente i Nerazzurri, fermi a 60, se perdessero lo scontro diretto in programma al termine della sosta, dovrebbero cedere la posizione anche alla Juve. Essa , pur non esaltando nemmeno contro le piccole, non perde ormai dal profondo inverno e si è portata a 59.

In realtà, nessuna delle big fa cavare gli occhi fuori dalle orbite per il gioco espresso, e le notizie calde che le riguardano sono per lo più extra campo, tra mancati rinnovi (Dybala), firme praticamente sicure ma che non arrivano mai (Brozovic) e attacchi di panico all’idea di andare oltre la quotidianità pallonara (Ibrahimovic).

Chi ha davvero patito un’involuzione importante è l’Atalanta, la quale tra infortuni e rosa corta sta affrontando la parte decisiva della stagione con una sola punta di ruolo, Luis Muriel, mai in grande forma e spesso fuori per via di ripetuti acciacchi. La Dea ha decisamente ridimensionato le sue ambizioni e si trova ferma a 51 punti, a pari punti con la consueta, pazza Roma. Gli uomini di Mourinho, infatti, dopo aver dato per mesi l’impressione di essere i più incompiuti del plotone delle inseguitrici, sono riusciti a schiantare 3-0 i cugini laziali da sfavoriti, come consuetudine del derby della Capitale, relegandoli in settima posizione a 49 lunghezze.

Ciò vorrebbe dire un autunno fatto di esaltanti trasferte in Azerbaijan e visite alle più sperdute province norvegesi, che sarebbe quasi meglio evitare lasciando spazio a gente più motivata. Come la Fiorentina di Italiano, la quale, pur non avendo trascorso un mese brillante, resta a 47 punti con una partita in meno.

Poco sopra la soglia dei 40 punti, ormai abbondantemente salve e libere di divertire e divertirsi, Verona e Sassuolo continuano a regalare sprazzi di bel gioco, gol a raffica e partite divertenti, ricordando a giornate alterne che il calcio di prima fascia ha degli spettatori anche perché dovrebbe essere uno spettacolo.

Dietro di loro, tuttavia, tale concetto è oscuro. D’accordo, il Torino ha gamba e personalità, il Bologna una rosa too big to fail, l’Empoli quel mix di freschezza e intelligenza tattica sufficiente a salvarsi senza affanno, ma mettere a segno due/tre punti in un mese durante la fase decisiva della stagione è davvero brutto. Quasi quanto il gioco espresso di recente da questi tre team.

Tanto che anche Udinese, Spezia e Sampdoria, per nulla esaltanti a loro volta, hanno avuto la meglio in un paio di scontri salvezza e sono tornate sotto, facendo sì che il gruppo di medio bassa classifica si amalgamasse nello spazio di sole 6 lunghezze.

Il campionato del passo del gambero si conferma tale anche in coda, dove un Cagliari sull’orlo del baratro è riuscito a risalire la china fino alla zona salvezza per via di un Venezia in crisi motivazionale e di nervi. Nonostante le tre sconfitte consecutive, gli isolani restano favoriti per mantenere la categoria, in quanto anche il Genoa, emulo di periferia dell’Arsenal degli “Invincibili” e della prima Juve di Conte, va sì a punti da otto partite di fila, ma sembra essersi reso conto soltanto all’ultima giornata che quelli per la vittoria sono diventati tre da qualche decennio.

Così la lotta salvezza, come tutto il resto, è più che altro noia. Ah sì, dimenticavo la Salernitana, anche se, chiusa la questione dei mancati requisiti per l’iscrizione e il folkloristico mercato invernale, su essa continua a esserci pochissimo da dire. Tanto che durante le loro partite a prendersi la scena, una volta tanto in modo positivo, è l’affezionatissima e incontenibile tifoseria.

Sperando che la primavera porti un’aria più frizzantina in campo e fuori (e la possibilità di vivere afose notti Mondiali), Inside Serie A vi dà appuntamento ad Aprile!

Sincerely yours,

Marco Ferreri

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fonte immagine: FOCUS

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