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ANCHE I BAMBINI PIANGONO – di RadixFox

ANCHE I BAMBINI PIANGONO di RadixFox

Ciao a tutti lettori e benvenuti nella mia nuova rubrica! Io sono Marco Ferreri, aka BTM, e questa è “Storie in Rete“, l’angolo del magazine che fungerà da megafono per talentuosi scrittori poco conosciuti, in parte amatori e in parte professionisti esordienti o emergenti.

L’idea di questa serie nasce qualche mese fa sul mio profilo Wattpad e per questo motivo molte delle storie amatoriali verranno prese da lì, ma anche perché, dopo mesi di frequentazione, mi sono reso conto che nel mare di scrittori improvvisati che affollano la piattaforma si trovano anche autori con un ottimo potenziale e storie che vale la pena di diffondere e, dopo il giusto lavoro di editing, anche pubblicare in maniera tradizionale.

Il primo racconto che vi propongo è stato quello che ha generato in me l’idea di creare il format, perché mi ha colpito sotto molteplici aspetti.

ANCHE I BAMBINI PIANGONO – di RadixFox

L’autore di questo romanzo breve ricco di azione, critica sociale, è conosciuto su Wattpad come RadixFox. La sua narrativa tagliente, ma al contempo ricca di sentimento e momenti onirici, fin dalle prime battute centra appieno l’obiettivo di trasportare il lettore nei panni di Noah, un bambino di nove anni abbandonato dai genitori quando era in fasce e successivamente adottato da una famiglia che non si farà alcuno scrupolo a venderlo alla criminalità organizzata.

Impaurito e spaesato, il bimbo si trova alla mercé di un boss di nome Sorridente, un individuo instabile, violento e incapace di manifestare la minima pietà umana. Oltre al nuovo acquisto Noah, la sua scuderia comprende un’altra decina di fanciulli disgraziati, i quali sono costretti a raccattare per suo conto una certa somma ogni giorno in giro per la città, ovviamente con metodi non ortodossi.

La pena per chi non raggiunge l’obiettivo sono punizioni corporali e privazioni, ma presto risulta palese come Sorridente ami tiranneggiare con sadismo e dispensare abusi soltanto per mantenere il controllo sui incutendo terrore.

Noah, tuttavia, più che spaventato si dimostra insofferente alla nuova condizione, determinato a sottrarsene e a conquistare ciò che la vita gli ha sempre negato: l’amore di una famiglia calorosa. A primo acchitto, uno scenario del genere appare piuttosto anacronistico nell’Italia contemporanea, tuttavia, fatta salva la reclusione forzata dei bambini, le vicissitudini giornaliere che accadono in molti quartieri rionali non si discostano poi granché da quelle del narrato, senza contare che i riferimenti temporali sono vaghi e potrebbero tranquillamente collocare la vicenda tra gli anni Settanta e Ottanta, aumentando il grado di plausibilità della premessa, la quale, al netto di quel pizzico di sospensione dell’incredulità, rende appieno l’attualizzazione di Oliver Twist. Inoltre, siccome la vicenda viene narrata in prima persona dal bambino, la deformazione delle sfumature dei fatti e delle loro implicazioni è del tutto naturale e coerente.

Passando a considerazioni sullo stile, vera gemma del racconto, spicca il livello di dettaglio e l’impatto emotivo delle varie scene, oltre a una ritmica avvincente che non evidenza né cali sulla distanza né passaggi a vuoto.

I crudi momenti di disperazione e le toccanti scene di tenerezza si alternano con le giuste dosi, valorizzando appieno le dicotomie cardine del narrato: freddezza/calore, devianza/innocenza e sogno fantastico/dura realtà.

I personaggi sono sviluppati a tutto tondo, così come i loro rapporti, e non vi è un singolo dialogo o decisione che non doni loro sviluppo e plasticità. Nessun elemento dell’intreccio accade per caso o è inserito per allungare il brodo. Inoltre, degno di nota è anche l’approccio alla cinetica durante le scene d’azione, dettagliato e coerente.

A livello sintattico e grammaticale si nota qualche piccolissima incertezza qua e là, specialmente nei primi capitoli, ma a livelli davvero minimi, risolvibili con una rilettura attenta e con l’ausilio di un dizionario dei sinonimi e dei contrari in mezzo pomeriggio.

Ciò che conta, in positivo, è l’assenza di buchi concettuali, incongruenze o scene anti climatiche che rompono la struttura narrativa. Dove c’è sostanza e cura del proprio lavoro, la forma è una conseguenza.

In definitiva, le 20.000 parole scarse che compongono “Anche i bambini piangono” di RadixFox meritano davvero di essere lette e apprezzate fino in fondo.

Trovate la storia a questo link: urly.it/3gc4f

Buona lettura e alla prossima

“Storia in Rete” di Marco Ferreri (BTM)

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