William Burroughs il “drogato omosessuale pecora nera di buona famiglia”
Nato nel 1917, William Burroughs è uno scrittore statunitense annoverato tra il genere “beat generation“ composto da quegli scrittori definiti maledetti.
Si laurea alla Harvard University sostenuto dalla ricca famiglia che auspica per lui una importante carriera professionale. W.B. è tutt’altro che propenso a seguire le regole e le imposizioni conformistiche familiari e della società. Con propulsioni omosessuali, si dedica alla sperimentazione del sesso e delle droghe.
In seguito a un abuso sessuale infantile e all’amputazione di una falange, viene internato per ricevere delle cure. Una volta dimesso e non più sostenuto economicamente dalla famiglia, W.B. si cimenta in numerosi lavori, sempre per brevissimi periodi tra i quali detective privato, giornalista, operaio ma non disdegna di procurarsi il denaro con rapine e spaccio di droga fino a quando non si verifica un episodio che darà inizio al lavoro di scrittore: la morte della moglie a causa di un colpo accidentale mentre maneggiava un’arma. Per cause non note non venne mai processato per l’accaduto.
La sua vita è una continua ricerca di qualcosa, è in continuo movimento tra Stati Uniti, Città del Messico, Londra, Parigi, Berlino, Nord Africa e Sud America, che diventano le ambientazioni dei suoi romanzi semiautobiografici nei quali racconta le proprie esperienze tossiche.
W.B. ha il merito di avere portato un nuovo stile narrativo noto come “cut-up“ che consiste destrutturare le frasi e i concetti di un testo per ricomporli un nuovo testo facendogli assumere significati illogici e destabilizzanti per il lettore. Questa tecnica è stata introdotta anche nel mondo del cinema e della musica.
Il paradosso di W.B. si può descrivere nel suo pensiero che le droghe non erano meno pericolose della televisione, dello schiavismo morale o dello sfruttamento sul lavoro, veri avvelenatori delle menti anzi vedeva nei poteri forti i burattinai della criminalità e cercava di smascherarli. Alla sua morte, all’età di 83 anni per arresto cardiaco, ci lascia i racconti dei suoi viaggi, reali e irreali, popolati da sbandati, tossicomani, omossessuali, reietti della società imprigionati dalla realtà ma sempre in cerca della libertà d’animo.
(Lettura consigliata: Il Pasto Nudo)
di Leonardo Pisani