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Una marcetta zoppicante – Inside serie A febbraio 2022

Esistono mesi che potrebbero anche non esistere e il febbraio in via di conclusione è uno di quelli,
per la Serie A. Ne è dimostrazione il fatto che mi tocca citare come fatto significativo il ritorno del
trentacinquenne Sebastian Giovinco, fermo da mesi e ingaggiato per sostituire l’ennesimo stop a
lungo termine di Manolo Gabbiadini, probabile pietra tombale sulla sua carriera.
Sul campo sta succedendo poco o niente, sebbene il livello di competitività sembri alto. Pareggiano
un po’ tutti, e chi riesce a dare una sgasata temporanea si ritrova piantato al bivio successivo.
Mourinho ha ripreso a sproloquiare di arbitri e a intimare alle riserve di andare a giocare in serie C,
segno che inizia a vedere sempre più nero e meno giallorosso. Ora degli incassi per Percassi, il
quale, dopo aver innescato la più rosea e solida parabola ascendente nel calcio italiano degli ultimi
decenni, ha venduto la quota di maggioranza dell’Atalanta al solito zio d’America. Mentre noi tifosi
ci barcameniamo tra sistemi, variabili, quote e percentuali di capienza, la Serie A sta diventando un
affare sempre più geopolitico.
Poteva comunque andarci peggio, comunque: potevamo decidere d’intraprendere un’esperienza
all’estero insieme a De Zerbi.


Nell’articolo precedente affermavo che la corsa scudetto sembrava saldamente nelle mani dell’Inter;
ma essa, annoiata dalla prospettiva di portarsene a casa due di fila, sta facendo di tutto per riaprire i
giochi e ci sta riuscendo splendidamente, tanto che ora si trova a due punti di distanza dai cugini del
Milan, al netto della partita in meno. I Rossoneri, pur trovandosi in testa, non sono certamente nel
loro momento migliore, con Ibra ancora ai box e un ruolino di marcia piuttosto simile a quello della
scorsa primavera, quando avevano perso definitivamente il treno scudetto.


Il Napoli rimane in terza posizione, appaiato ai Nerazzurri, sempre solido e sornione, ma sembra
preda dell’atavica incapacità di Spalletti di mettere a segno i match point decisivi, che gli è valsa la
fama di “perdente di successo”. La rinnovata Juventus del tridente Morata-Dybala-Vlahovic ha
finalmente ricominciato a far vedere partite di calcio, invece di razzolare per il campo senza un
perché per novanta minuti. Tuttavia, sembra aver dimenticato che vincere è l’unica cosa che conta,
specialmente quando pareggiano tutte le altre e stai a nove punti dalla prima.


Perlomeno, gli uomini di Allegri non perdono. Ciò sembra sufficiente a consolidare il quarto posto,
soprattutto in virtù del rendimento della principale rivale. L’Atalanta, ferma a 44 punti, sta passando
un momento durissimo a causa di assenze, appannamenti, infortuni e vicissitudini societarie, che
potrebbe risolversi nell’esclusione non soltanto dalla Champions, ma anche dall’Europa League.
Perché Lazio e Fiorentina, a 43 e 42 lunghezze, sembrano finalmente aver trovato la loro
dimensione e spingono forte. I primi hanno ormai abbandonato ogni velleità difensiva e puntano
tutto sul segnare una rete in più dell’avversario, con risultati esaltanti per tifosi spericolati e
allenatori del Fantacalcio. I secondi, invece, dopo aver gettato fumo negli occhi con l’ingaggio di
Cabral hanno avuto successo nel rimpiazzare il puntero perduto resuscitando l’oggetto misterioso
Krzysztof Piatek. Un uomo vero. Un pistolero. Pum pum.


E poi c’è la solita Roma. Né carne né pesce, né forte né scarsa, né esperta né sprovveduta. Butta via
punti e occasioni con la stessa facilità con cui Mourinho e il suo alter ego Zaniolo collezionano
sanzioni disciplinari e ulcere da nervosismo. I soliti maestri d’inconcludenza.


Verona, Torino e Sassuolo continuano a guidare il gruppo di chi ha già raggiunto l’obiettivo minimo
stagionale e ora punta a non sfigurare per valorizzare i giovani in vista delle cessioni estive. 37
punti per gli uomini di Tudor, 33 per quelli di Juric, raggiunto dai Neroverdi ma con un match in
meno. Seguono a ruota Empoli e Bologna. I toscani stanno pagando un’involuzione di risultati che
non rispecchia il gioco espresso e che, complice il tesoretto di punti messo da parte in inverno, si
possono ampiamente permettere, mentre gli emiliani hanno utilizzato lo stesso trucchetto del
cambio di modulo per uscire dalla crisi che aveva funzionato splendidamente dopo il disastro delle
prime giornate. In ogni caso, siamo tutti coscienti che si trovano a cinque o sei punti dalle ferie
anticipate, loro in primis.


Il plotone che mira a non retrocedere si è nuovamente ricompattato ed è ora guidato da Sampdoria e
Spezia
, entrambe a 26 lunghezze. Il ritorno di Gianpaolo ha subito sortito l’effetto di riportare i
Blucerchiati fuori dalla zona calda, nonché il Milan in testa alla classifica. Citando un celebre meme
della scorsa domenica, “bastava dargli tempo”. L’Udinese si trova a 25 lunghezze, sebbene debba
recuperare due partite, e continua imperterrita la sua tipica marcetta zoppicante, che pare aver fatto
scuola, visto l’andazzo generale.


Appaiate a 22 punti troviamo Venezia e Cagliari. Sebbene i veneti continuino a raccogliere meno
punti di quanto ne meriterebbe per la capacità di tenere il campo, quelli proiettati a staccare l’ultimo
ticket valido per la permanenza in massima serie sembrano gli isolani, finalmente ritrovati sia sotto
il profilo tattico sia caratteriale.


Il Genoa, penultimo ha sedici punti, ha inanellato un filotto di pareggi a bassissima intensità
offensiva, nonostante il massivo innesto di attaccanti dello scorso mercato. Blessin sta certamente
dando una quadra tattica a un collettivo che nel corso di alcuni passaggi della stagione sembrava
essere stato assemblato in oratorio, tuttavia la sensazione è che sia troppo tardi affinché il progetto
decolli e permetta di colmare l’importante gap su chi precede. Al punto che potrebbero venire
scavalcati perfino dalla Salernitana, ultima a 14 punti ma con due partite in meno, che nel frattempo
ha imbarcato in panchina l’amante delle mission impossible Davide Nicola. La salvezza resta un
miraggio, ma dopo aver quasi preso lo scalpo al Milan nell’ultima giornata, gli Amaranto sembrano
in grado di sganciare qualche fuoco d’artificio prima di salutare la truppa.


Quasi mi stupisco di come abbia fatto a mettere insieme un tale fiume di parole su uno spettacolo
nel complesso così misero. Il linguaggio è una cosa meravigliosa e, quando vuole, sa esserlo anche
il calcio con le sue sorprese e i suoi colpi di coda. Speriamo che uno di essi ci porti al Mondiale a
discapito di Cristiano Ronaldo.

Grazie a tutti, ci si sente a metà marzo!


Sincerely yours,
Marco Ferreri
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Fonte immagine: https://www.corrieredellosport.it/

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