SQUID GAME, la serie tv più chiacchierata del momento
Foto da Netflix
La trama è molto semplice, ricorda a tratti ‘Saw’, ma anche l’iconico gioco ‘Escape Room’ con una buona dose di americanizzazione che rende tutto molto fluido. Ma ovviamente, i riferimenti ad altre opere del passato non mancano. Un gruppo di persone disperate viene invitata a svolgere dei giochi ed il vincitore potrà intascare una ingente somma di denaro. Chi perde verrà eliminato.
‘Eliminato’ è la parola chiave di tutta la serie, perché già dalla prima puntata si comprenderà che essere eliminati non decreta il ritorno alla propria e misera vita, ma l’ascesa in una bara in un forno crematorio. Ebbene sì, come ogni Horror/Splatter che si rispetti, chi perde al gioco muore ed anche in modo orrendo.
A rendere tutto ancora più terrificante sono i temi dei giochi scelti, quelli per bambini. Parliamo di ‘un, due, tre, stella’, ‘caramello’, tiro con la fune’ ed altri.
Sembra quasi una beffa ed invece è la realtà dei personaggi che si vedranno catapultati all’Inferno in un attimo, già dai primi attimi del gioco.
Tuttavia, la serie non si concentra solo su queste Anime dannate, ma scava nelle crepe della stessa organizzazione che ha messo su una così crudele giostra della vita. Sinceramente i colpi di scena non mancano e non è scontato come sembra.
Personalmente la puntata che più mi ha segnata è stata la sesta, dove si evince tutta la cattiveria di chi ha creato questo gioco. Ho pianto, lo confesso e non è una cosa che capita di frequente, anzi. Ogni legame costruito avrà delle conseguenze, le alleanze cambiano continuamente ed è difficile restare fedeli ai propri principi in questi giochi. Anche dopo che i giochi sono terminati tutto ormai è cambiato. Un paio di cose le avevo già capite mentre il finale l’ho trovato scontato (parlando del vincitore dei giochi), ma comprendo che ha senso dato che bisogna preparare il pubblico ad una seconda stagione. Sono stati nove episodi molto belli che hanno toccato molti aspetti dell’Animo umano.
Ammetto però, che un punto mi è stato poco chiaro, ma evito di trascriverlo (per evitare spoiler), magari è un punto che si riprenderà nella seconda stagione. Infatti ancora non lo classifico come ‘buco di trama’, ma più un ‘pezzo sospeso’. Oppure sono semplicemente io che ancora devo ‘metabolizzare’ quel dato evento.
Passando al lato tecnico non ho nulla da ridire, l’americanizzazione ha fatto il suo dovere, perché si tratta di una produzione americana che ha fatto la serie in Corea. Di certo è stata un’ottima mossa che ha portato ad un livello più alto tali visioni. Le scenografie sono state un punto molto favorevole, ben fatte e con la giusta aura di inquietudine.
Nel complesso io do più del massimo, perché davvero ben fatto. Altro punto, che decreta il massimo del voto, sono i sottotitoli. Non sono veloci e restano il tempo che serve per leggerli e godere della sequenza delle scene. Veramente, non ho stoppato mezza volta la visione, tranne quando era io ad essere distratta.
‘Squid Game’ è davvero un buon prodotto e lascia nello spettatore aspettative ben alte per la seconda stagione.
Si consiglia, però, la visione ad un pubblico maggiorenne, non tanto per il sangue o la violenza, ormai i ragazzi d’oggi vedono molto di più per le strade, quanto per l’uso che si fa di elementi innocenti che si tramutano in armi mortali.
Il genere di certo non è adatto a chi predilige tematiche più soft o romantiche. La serie va bene per quelle persone che guardano oltre l’impatto delle immagini.
Sceneggiatura 10/10
Scenografie 10/10
Regia 10/10
Attori 10/10
Direzione della fotografia 10/10
Totale 50/50
di Elisewin Liala Baudelaire
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