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Squid Game: capolavoro o fenomeno mediatico?

Arrivato su Netflix il 17 settembre 2021, Squid Game ha ormai conquistato il pubblico e scalato le classifiche in circa 90 paesi diversi, affermandosi come un prodotto che ha coinvolto moltissimi utenti già impegnati in diverse congetture circa una possibile seconda stagione. Possiamo quindi dire di trovarci di fronte a una serie valida? Oppure si tratta solo di un fenomeno passeggero?

Senz’ombra di dubbio, Squid Game riesce a catturare l’attenzione: la trama permette di esplorare bene le peculiarità dei personaggi e lo spettatore può assistere a diverse dinamiche che influenzano direttamente i personaggi stessi, specialmente il protagonista. Quest’ultimo, interpretato dall’attore Lee Jung-jae, sembra essere molto convincente e ben inserito all’interno della serie, insieme agli altri personaggi e, seppure alcuni siano vittima di una stereotipizzazione innegabile soprattutto superficialmente, tutti quanti riescono a conferire un valore aggiunto all’opera. Degno di nota è anche il mistero che avvolge la serie, sul quale vengono rilasciati diversi indizi durante la visione, in grado di portare a una risoluzione logica e ben progettata.

Nonostante l’evidente successo della serie, sono evidenti alcuni errori tecnici della regia: gli scavalcamenti, ad esempio, restano un discreto problema, poiché possono essere notati anche da un occhio inesperto, andando a destabilizzare l’orientamento dello spettatore, che può ritrovarsi spaesato di fronte a un repentino cambio dell’inquadratura fuori dai consueti 180°, senza un’apparente giustificazione.

Tra i difetti della serie è necessario puntualizzare anche l’effettiva assenza di una vera e propria idea originale: Squid Game, infatti, è il frutto di un retaggio già esistente. L’idea di base del programma è già stata esplorata, anche se in forme diverse, quindi sarebbe improprio l’accostamento del termine “innovazione” al prodotto preso in esame. Nonostante quanto detto, la serie presenta comunque degli spunti interessanti, riguardanti ad esempio le tematiche trattate e l’impostazione differente rispetto ai prodotti simili già visti precedentemente.

Seppure non sia un capolavoro né per l’innovazione, né per la tecnica, Squid Game resta un prodotto capace di intrattenere e, talvolta, far riflettere lo spettatore, senza però riuscire a trasportarlo completamente nel mondo dipinto dal regista Hwang Dong-hyuk, a causa dei problemi descritti, ma possiamo sicuramente anelare la realizzazione di una seconda stagione, sperando che si rivelerà essere più “cosciente” e “capace” del proprio potenziale.

di Matteo Garofano


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