Facevano prostituire la figlia di tredici anni da quando ne aveva dieci. Assieme a questo, frustavano lei e gli altri figli, costringendoli ad assistere agli atti sessuali. Tutto sotto minaccia di ammazzarli o di bruciare loro gli occhi. Ad abusare della ragazza erano pensionati del vercellese. Per 30 o 50 euro.
Tutti agli arresti, oggi.
Si fa davvero tanta fatica ad esprimere un concetto civile sul fatto. Bisogna far ricorso a tre secoli di cultura del diritto e tapparsi la bocca con “Dei delitti e delle pene” di Beccaria, per non avanzare parole di stampo altomedioevale.
E facendo suddetta fatica, l’unica cosa che si può dire è che in Italia abbiamo bisogno di una riforma, radicale, dei servizi sociali. Serve una mappatura costante, continua delle fragilità nel Paese, specialmente sui minori. Perché che una bambina sia stata fatta prostituire per tre anni prima di un intervento dello Stato è la morte civile e una cosa di cui tutta la Repubblica dovrebbe vergognarsi. Tutta.
Il male, quello vero, reale, granitico – e questo è il male per eccellenza, di quelli più puri – si combatte tenendo gli occhi sempre vigili. E agendo con freddezza per eliminarlo alla radice, sia pur nei limiti della legge.
Con la speranza che tutti paghino e paghino salito, dalla famiglia ai porci schifosi che sono andati con una ragazzina di dieci anni (ma tanto se c’è un Cristo…), l’augurio è che si metta in cantiere la riforma.
Leonardo Cecchi