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La scoperta dell’America

Gli esploratori solcano gli oceani

Fra Quattro e Cinquecento, in Europa, le tecniche di navigazione progredirono. Si diffusero strumenti nautici (bussola, quadrante serviva per orientarsi calcolando l’altezza della stella polare rispetto all’orizzonte e astrolabio serviva per stabilire la latitudine, in base alla posizione degli astri.) che permettevano di orientarsi in alto mare e fu messa a punto la caravella, un’imbarcazione adatta per le spedizioni transoceaniche. Cominciò allora l’epoca eroica delle grandi esplorazioni geografiche da parte degli Europei.

I Vichinghi, già ‘500 anni prima di Colombo, erano giunti in America, sull’Isola di Terranova ma la spedizione fu presto dimenticata.

L’Europa non era la sola potenza in grado di primeggiare sui mari. La Cina, per esempio, da tempo conosceva tecniche di navigazione all’avanguardia e aveva fatto diverse spedizioni in India, Indocina ecc… ma i viaggi erano cessati perché l’impero cinese era ricco e non aveva bisogno di importare nulla dall’estero. Così, ormai senza rivali, l’Europa poté imporsi come dominatrice su tutti i mari del pianeta, inaugurando un’epoca nuova per le relazioni internazionali.

La scoperta dell’America

Nell’aprile 1492, la regina Isabella di Castiglia si impegnò a concedere navi ed equipaggi a un navigatore italiano di nome Cristoforo Colombo. Questi cercava finanziamenti per un viaggio oltre l’oceano alla volta delle Indie (la parola indicava allora le regioni dell’Estremo Oriente). Le Indie erano le terre della seta, dei tessuti preziosi, degli imperi favolosi descritti da Marco Polo nel Milione. Ma le Indie erano importanti soprattutto perché proprio da lì provenivano le spezie – pepe, zenzero, noce moscata, chiodi di garofano, cannella – ricercatissime su tutti i mercati europei e a quel tempo assolutamente indispensabili sia come medicinali sia per rendere più gradevoli i cibi.

Le spezie venivano trasportate dall’Oriente in Europa attraverso una serie di passaggi a catena (dagli arabi ai veneziani e da questi agli europei) dunque il prezzo aumentava vertiginosamente.

I Portoghesi aprono nuove rotte oceaniche sulla via delle Indie

Colombo era stato preceduto dai navigatori portoghesi. Già dal 1415 il Portogallo si era impossessato di alcune coste africane dove poteva controllare tutto il traffico di schiavi, di avorio e, soprattutto, di oro proveniente dall’Africa.

L’Europa aveva un grande bisogno dell’oro africano, perché le sue miniere si erano esaurite e i mercanti orientali, in cambio delle loro merci preziose, accettavano soltanto oro.

Perciò in un primo momento i navigatori portoghesi si concentrarono sull’Africa, tentarono nuove vie cercando di circumnavigare l’Africa, cioè di navigare tutt’intorno a questo continente, per poter raggiungere l’oriente e rifornirsi direttamente di merci pregiate.

Obiettivi e difficoltà delle esplorazioni

Alla base di questo progetto c’era certamente la speranza di arricchirsi, ma a essa si aggiungeva il desiderio cristiano di diffondere il Vangelo fra popolazioni che ancora non lo conoscevano.

Nel Quattrocento le difficoltà di navigazione negli oceani erano ancora enormi. Tuttavia fin dalla metà del secolo i Portoghesi avevano messo a punto un nuovo tipo di imbarcazione, la caravella: maneggevole, veloce e con un’ampia capacità di carico, fu questa la nave delle esplorazioni e dei viaggi transoceanici.

I Portoghesi raggiungono per primi le Indie

Le spedizioni portoghesi si spinsero sempre più a sud fino a raggiungere l’India con Vasco da Gama, che partì con quattro piccole navi e raggiunse il porto di Calicut, in India. Era il 1498: la via marittima delle Indie era ormai aperta e i Portoghesi l’avevano trovata per primi.

Il Nuovo Mondo: la “scoperta” dell’America

Già qualche anno prima dell’impresa di Vasco da Gama, il navigatore italiano Cristoforo Colombo aveva attraversato l’Atlantico, sbarcando in una terra che aveva scambiato per le Indie orientali.

Cristoforo Colombo si proponeva di raggiungere l’oriente dirigendosi verso occidente.

Isabella di Castiglia finanzia la missione di Colombo

Colombo non aveva i mezzi per realizzare il suo progetto. Li ottenne dopo lunghi anni di attesa, la regina Isabella di Castiglia gli concesse tre navi: due caravelle, la Niña e la Pinta, e una imbarcazione più grande e più lenta, la Santa Maria. Con questa piccola flotta Colombo salpò dal porto spagnolo di Palos il 3 agosto 1492. Finalmente il 12 ottobre 1492 una delle navi annunciò con un colpo di cannone che la terra era in vista.

  • Colombo sbarcò su una piccola isola, che egli ribattezzò San Salvador: oggi si chiama Watling e appartiene all’arcipelago delle Bahamas. Convinto di aver raggiunto le Indie, Colombo chiamò Indiani gli abitanti dell’isola (o Indios in spagnolo) e il nome rimase poi a indicare i nativi d’America.
  • Nei giorni successivi Colombo raggiunse Cuba, che ritenne parte della terraferma asiatica, e Hispaniola (oggi Santo Domingo), scambiata per un’isola giapponese. Il grande navigatore non si rese mai conto di aver scoperto un nuovo continente, neppure nel corso delle successive tre spedizioni durante le quali esplorò anche il Venezuela e l’America centrale.

Gli Indios descritti da Colombo

Ritornando dal suo primo viaggio in America, Colombo inviò una lettera al tesoriere privato del re, insieme a un’altra destinata alle altezze reali. La lettera, scritta fra il 15 febbraio e il 14 marzo del 1493, è una relazione sulle isole scoperte nelle Indie e comprende anche una descrizione delle popolazioni indigene d’America. Eccone una parte.

«Essi non hanno ferro, né acciaio, né armi […]. Usano solo armi di canne, ponendo a capo di queste un bastoncino aguzzo […] e non osano quasi servirsene. Sono così privi di malizia e così generosi che quasi non lo si crederebbe. Non negano mai una cosa di loro proprietà, anzi invogliano le persone a richiederla e si mostrano così amorevoli che darebbero il cuore stesso, e chiedendo loro o cosa di valore o di poco prezzo la si ottiene subito. Credono che io con queste navi e questi uomini sia disceso dal cielo. Questo non deriva dalla loro rozzezza, perché anzi sono dotati di sottile ingegno, e navigano abilmente in tutti questi mari e rispondono prontamente su ogni cosa: solo è che non avevano mai visto gente vestita alla nostra maniera e con navi del genere. Essi hanno in queste isole moltissime “canoasÓ. Ho veduto alcune di queste piroghe portare fino a settanta o ottanta uomini. »

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