La mente mente

La mente mente. Altrimenti si sarebbe chiamata con nomi come verità, giustizia, sincerità…
A ragionarci, infatti, esistono più verbi che riguardano la finzione, la bugia, l’alterazione della verità come mentire, ingannare e fingere. Ma non esistono verbi riguardanti l’azione del dire la verità, essere sinceri, raccontare il giusto.
Questo perché la mente si è sempre impegnata nel farci credere che ciò che il nostro cervello elabora è giusto, mentre le intuizioni e i pensieri spontanei vengono rilegati nell’assurdo.
Eppure questa mancanza di verbi implica proprio il fatto di dover fare un’azione per essere dalla parte del vero. Non basta un verbo a spiegarlo ma è necessario l’impegno, un’azione concreta, per poter vivere nella verità.
La mente esiste ed è necessaria per permetterci di porci davanti le nostre paure, i nostri limiti. Ma è solo dando voce alle intuizioni che possiamo renderci conto che la voce che chiacchiera della mente, va trattata come un bambino. A volte assecondata, a volte ignorata, a volte amata, ma non per questo deve prendere il sopravvento. Basterebbe guardarla, osservarla, per capire che si tratta solo di uno scudo costruito ad arte dal nostro cervello, per sperimentare angosce, inquietudini, ansie, paure e dolore.
Se riuscissimo a tenerla da parte, abbassare un po’ il volume, sentiremmo anche la voce pacata dei pensieri spontanei, le idee, le illuminazioni, le scintille, le intuizioni.
E’ conosciuto il fatto che il cervello pensi ed elabori. Possiamo vedere l’attività cerebrale di un individuo attivo.
Ma quando quell’individuo è dichiarato cerebralmente morto, e per “miracolo” si riprende, potrebbe raccontare di aver sognato, pensato, ascoltato…
La mente proviene sicuramente dal cervello, ma il pensiero? Quello spontaneo, improvviso, dove risiede? Nessuno può spiegarlo (ancora).
Ecco che allora millenni di ricerca possono essere spiegati in una frase:
La mente mente, perché ci dice che noi siamo quello che vediamo riflesso nello specchio, e non quella voce pacata all’interno di sé stessi.

di Fabio Valerio

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