Generazioni Social
Quanti anni hanno?
Quanti sono?
Insomma chi siamo?
In effetti il vecchio detto “non ci sono più le mezze stagioni” si presta bene a definire l’era dei social.
Molte primavere acerbe e spavalde, insicure e facilmente catalogate, i boomers.
Tante estati ancora sulla via del Ferragosto, “cosa voglio essere”, “cosa farò da grande”. I neolaureati, l’età che avanza correndo sulla sabbia che scotta.
Spuntano autunni come funghi, la fascia sempre più in crescita di una mezza età dei social, definiti, sicuri, ognuno sa cosa vuole, settati e di settori, sono coloro che nutrono l’algoritmo.
Infine ci sono anche dei bellissimi inverni, ultrasessantenni, ricchi di contenuti, spesso delicatamente silenziosi come la neve ma forti delle stagioni già vissute.
Una fetta di nicchia da coltivare, la generazione che non teme di metterci la faccia, le rughe, la propria storia.
La platea è infinita, siamo il fruitore ed il fruibile. E forse siamo veramente fatti della materia dei sogni…a portata di un click.
Basta un like per portare alle stelle ognuno di noi, per far girare i pianeti all’emisfero sbagliato della faccia non più nascosta della luna.
In sintesi, i quindici minuti di celebrità di Andy Warhol, sono il fine generato dai vari algoritmi, la piazza virtuale, l’ “agorà” dove esponiamo senza nessun filtro i nostri pensieri più sensibili.
Allorché abusiamo spesso di filtri per apparire oltre il nostro essere, temiamo ancora la ruga? temiamo ancora la buccia d’arancia della cellulite?
Temiamo di non piacere?
Troppe domande inutili, il filtro toglie il dubbio, elude la domanda, illude la risposta.
Ma oggi esiste ancora la necessità di essere perfetti, di rispondere ai canoni del mercato, di rientrare nei target consumistici?
No, siamo persone oltre i profili.
Siamo realmente ciò che postiamo.
di Jacqueline Dupeyron
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