“Encanto” come rappresentazione della collettività
La famiglia Madrigal, protagonista del sessantesimo classico Disney, sembra essere un buon punto di partenza per delineare alcuni dei connotati più rappresentativi di una collettività.
Premettendo che le seguenti elucubrazioni potrebbero contenere degli spoiler sulla trama, si intende fornire una possibile interpretazione del film “Encanto”, inteso come una rappresentazione di un microcosmo nel quale, ovviamente, sono attive molte dinamiche socialiinsite anche nei macrocosmi.
Un esempio pratico è dato proprio dalla configurazione del pretesto di base della trama: i componenti della famiglia Madrigal nascono come individui normali che poi ottengono un’abilità speciale, spesso correlata alla loro personalità per analogia (Bruno, un individuo molto superstizioso, ottiene ad esempio il potere della preveggenza, utilizzabile tramite un rituale, mentre Pepa, molto lunatica, ha il potere di influenzare il meteo in base al suo stato d’animo, etc.). Sotto questo punto di vista, è possibile intendere che la “natura” di una persona, costituita tramite le sue esperienze di vita, sia propedeutica all’ottenimento di una capacità che, difatti, va a determinare il suo posto nella collettività.
I poteri vengono quindi impiegati per il bene della società e indirizzati da Alma, “l’abuela” matriarca che, secondo la prospettiva esposta in questo articolo, potrebbe incarnare anche l’opinione pubblica, poiché delimita il confine oltre il quale non è possibile spingersi e definisce anche il ruolo al quale vincolare ogni altro membro della famiglia Madrigal.
Nonostante la serratissima organizzazione instaurata da Alma, la famiglia Madrigal presenta comunque dei casi anomali: il primo, ovviamente, è quello di Mirabel, una ragazza ritrovatasi senza poteri e, di conseguenza, senza un posto all’interno del microcosmo rappresentato nel film; il secondo caso anormale è Bruno, un personaggio che, seppure abbia ottenuto un’abilità incredibile, è stato giudicato come “pericoloso” proprio in virtù del suo potere. Seguendo il filone proposto da questo articolo, il primo caso potrebbe essere sintomo dell’impossibilità di avere sempre un ruolo ben delineato nella società, a causa dell’assenza di un talento particolarmente evidente, mentre Bruno potrebbe rappresentare un individuo eccentrico, poco compreso o del tutto frainteso e quindi scarsamente integrato nella collettività dipinta.
Il film offre molte scene che avvalorerebbero questa interpretazione: la distruzione della casa Madrigal, ad esempio, può essere vista come una demolizione dell’illusione di perfezione creata da Alma, infatti è un vero e proprio spartiacque anche per la caratterizzazione di Alma stessa.
Secondo la prospettiva esposta, il finale potrebbe essere un po’ troppo ottimista e moraleggiante, poiché prevede un riassestamento del quadro generale troppo marcato e un annullamento delle “etichette” iniziali che, nella realtà effettiva, potrebbe essere utopico o addirittura controproducente, a causa della necessità di avere almeno delle etichette di base in grado di classificare una persona e organizzare così la collettività e un individuo all’interno della suddetta.
di Matteo Garofano