Chi ha rubato tre millenni?

“I testi storici che non contengono menzogne sono mortalmente noiosi” assicura Anatole France. Mi sembra corretto precisare che non sempre il falso storico è assolutamente esecrabile, per esempio, esistono falsi in buona fede. Pensate a Colombo che affermò di essere approdato sulle coste dell’India, non lo aveva certo fatto con intenti malevoli o per autocelebrarsi, la sua avventura diviene molto più rilevante della semplice scoperta di una nuova rotta o della possibilità di utilizzare i venti Elisei per la traversata dell’oceano, infatti dimostra e conferma la sfericità del globo e solo come effetto collaterale causa l’incontro dell’occidente con un nuovo continente. Ho scritto incontro e non scopert a deliberatamente: sono certo che nessuno riterrebbe corretto se il primo pellerossa arrivato nel vecchio continente avesse dichiar ato di aver scoperto l’Europa! Possiamo quindi affermare che il falso storico assume natura mistificatoria e fraudolenta solo se consapevole e finalizzato a scopi opportunistici, insomma, nel caso del “fatto storico” della cosiddetta “scoperta dell’America” quanto affermato da Colombo era onestamente falso quanto celebrato dagli storici successivi è falsamente corretto.
Samuel Butler, l’iconoclasta autore de “L’autrice dell’Odissea”, scrive: “ È stato detto che, mentre Dio non può alterare il passato, gli storici possono farlo; ed è forse perché possono essergli utili sotto questo aspetto, che Egli ne tollera l’esistenza”. Oltre ad aver violato il mito di Omero dichiarando che fu una giovane siciliana a comporre l’Odissea, l’anarchico scrittore insinua il sospetto della presenza di qualche peccato e qualche falsità nella natura di Dio, ma quello che più ci riguarda in questa sede è la possibilità per gli storici di falsificare il passato, concetto ampiamente condiviso per esempio dall’ironico giornalista Franklin Jones ( Forse nessuno ha cambiato il corso della storia tanto quanto gli storici ) così come dal noto scrittore inglese Julian Barnes ( La storia non è ciò che è successo. La storia è solo quello che gli storici ci dicono ) anche se forse l’affermazione più esplicita è quella dell’autrice de “Il racconto dell’ancella”, mi riferisco ovviamente alla scrittrice canadese Margaret Atwood: “ C’è la storia, poi c’è la vera storia, poi c’è la storia di come è stata raccontata la storia. Poi c’è quello che lasci fuori dalla storia. Anche questo fa parte della storia”. Ma esiste una “vera storia”? Cicerone non aveva dubbi, ben nota la sua massima “Historia vero testis temporum, lux veritatis, vita memoriae, magistra vitae, nuntia vetustatis” ma mi sia concesso di conservare, anche al cospetto di simile autorità, il sano dubitare che protegge il senso critico e contribuisce alla ricerca. Per dirla con una provocazione: Attila è conosciuto come “flagello di Dio”, antropofago divoratore dei propri figli e feroce distruttore nel mondo romano ma come eroe leggendario, unificatore di popoli e protagonista di saghe letterarie nell’area dell’Europa orientale, eppure per tutti gli studenti della mia generazione era indubitabilmente colui che riusciva, al solo passaggio del proprio cavallo, addirittura a desertificare i territori calpestati dai suoi zoccoli. Qualche altra memoria scolastica di natura più positiva al riguardo? Non credo, pochi testi sono così omologati su certi aspetti quanto i manuali scolastici e questo solo dovrebbe essere sufficiente a far sorgere qualche dubbio nelle menti più accorte.
Per esempio, anche una deliberata omissione, pur non essendo un falso in quanto non afferma nulla, diviene terribilmente grave deontologicamente per lo storico che la commette se intesa ad orientare l’opinione pubblica o, comunque, il lettore verso false ricostruzioni. Diversi sono i casi del genere, ma mi piace soffermarmi sulla latitanza in tutti i manuali di storia anche solo di un accenno a quello che sono state le civiltà gilaniche . Il termine Gilan, da cui gilaniche, è stato coniato dalla antropologa Riane Eisler che, sulle orme dell’archeologa Marija Gimbutas, ha studiato il periodo storico che va all’incirca dal 7000 al 3500 a.C. Epoca in cui, nel sud-est del nostro continente, si svilupparono meravigliose civiltà, pacifiche, mutualistiche, armoniosamente solidali, aliene alla necessità di una struttura statale e coercitiva. L’appellativo Gilan è stato pensato unendo le abbreviazioni dei termini greci giné (donna) e andros (uomo) con il legame del suono ” elle ” come indice di libera e paritetica convivenza tra i due sessi. Tale naturale complice convivenza non ne negava la diversità, anzi, la celebrava come dialettica positiva mentre la libertà nei rapporti tra i sessi, priva delle categorie del possesso e dell’esclusiva, determinava un sistema nel quale, per dirla alla latina, “mater certam est, pater …”; ne derivava inevitabilmente una struttura societaria biologicamente matriarcale. Anche l’elemento ieratico si connotava in questa logica e la dea madre, la Gea greca, con dolce ed amorevole presenza, accompagnava un’epoca che potremmo davvero paragonare al l’età d’oro del paradiso terrestre ma, come purt r oppo ben sappiamo, l’umanità ha perduto la condizione edenica. Per tornare al tema: non è lecito domandarsi per quale ragione i manuali di storia siano tanto omogenei nel tacere più di tre millenni di storia? Non credo sia ipotizzabile che ciò accada per sconfiggere la noia mortale, come sembra suggerire il buon Anatole France.
Delicatissimo e fondamentale il lavoro dello storico anche se oggi lo studio della storia è tornato ad essere appannaggio di pochi per la gioia dei molti studenti che si sentono giustificati ed autorizzati alla propria ignoranza da una società che fornisce le risposte- informazioni in internet a chi è sprovvisto di adeguati strumenti critici per discriminare tra informazione, manipolazione e omologazione . “Se mi serve conoscere una data o chi ha vinto una guerra digito…” questo il concetto di storia, un grande contenitore di eventi ordinati secondo principi logistici e cronologici: che malinconia! Ma torniamo al furto. Attraverso un destabilizzante domino a ritroso possiamo affermare che “da sempre” la storia raccontata dagli storici è quella prodotta all’interno della struttura di potere dominante e la costante, nelle sue svariate forme ed evoluzioni, prevede un centro di potere, lo stato, ed una intellighenzia zerbinesca o comunque figlia delle premesse decise dal potere. Lo storico di oggi trova e conferma quanto ha imparato essere il vero storico, come biasimarlo, ma chi ha dato inizio a tutto questo? Chi è l’Adamo storiografo responsabile, chi ha commesso il peccato originale della ricerca? Il nostro domino scompare inghiottito dal tempo… ebbene, faremo il possibile per rimediare nel futuro… spero!
a cura di Ferruccio Masci