"Cronache semiserie di un' aspirante nomade"Articoli

“Cabo San Vincente” dove la Terra finisce e l’Oceano inizia

Foto di Alessia Carmela De Angelis “Scogliera di Sagres, vista dalla zona della Fortezza

Quando madre natura ti salva dal turismo di massa

E allora dimmi, perché proprio Sagres, cosa c’è li?”

La fine del mondo. L’inizio dell’oceano

Così mi chiede Giovanni mentre mangiamo baccalau alla mignott dietro la stazione di Lisbon Sete de Rios per 12€ tutto incluso. Sono nella capitale portoghese solo per un’ora, aspetto il bus a lunga percorrenza che per 20€ mi porterà giù in Algarve.

Così rispondo io: La fine del mondo.

La verità è che non so (ancora) neanche io cosa ci sia a Sagres e perché ci stia andando.

Un’altra verità è che mentre bevevo Sangria nel bar di un campeggio a Tomar, tra le montagne portoghesi, ho visto una cartina geografica e ho buttato l’occhio a sud, sull’oceano e l’ho vista.

Ho pensato che doveva essere proprio bella lì da sola in quella posizione strategica.

Che secondo me Sagres si sente un po’ come quando vai in spiaggia e ti metti in prima fila sul bagnasciuga, e sei il primo a sentire il vento in faccia, il primo a sentire la brezza dell’acqua. 

In una posizione da Dio dell’Olimpo. 

Ecco, cosi me la immagino Sagres. Talmente a ridosso dell’Oceano che sulla terraferma sembra quasi non ci voglia stare. 

Ma io la capisco, eh.

Com’è stata alla fine Sagres? Meglio ancora di quando stai in prima fila sul bagnasciuga.

Sagres è un piccolo paesino, una manciata di case sull’estrema punta occidentale del Portogallo, nonché dell’intero continente europeo. Era considerata dagli antichi esploratori la fine del mondo conosciuto mentre oggi è La Mecca di surfisti e kiters.

Io non faccio né surf né kitesurf eppure non sono mai stata cosi bene come a Sagres tanto che ci sarei rimasta pure qualche settimana a dirla tutta, nonostante non ci sia praticamente nulla da fare…a parte surf e kitesurf.

Quindi anche se non siete alla ricerca delle onde Sagres, Cabo San Vicente e dintorni meritano quantomeno una visita. Io gli ho dedicato due giorni. Ma molto di più meritano le immense scogliere, le incredibili passeggiate e le spiagge selvagge.

Il Portogallo del sud è natura indomabile e Sagres è lì a ricordatelo ad ogni infrangersi d’onda.

Viene da chiedersi allora perché l’ultima propaggine d’Europa, affacciata sul maestoso Oceano Atlantico, non sia invasa da turisti dallo spicciolo facile. Perché non se ne cada di ristoranti su ristoranti su bar e caffè. E viene da guardarsi intorno e chiedersi dove siano le decine di chioschi pronti a vendere pacchetti preconfezionati di tour in barca, che anche l’Happy Meal volendo ha più personalità. 

In pratica perché non è come la vicina Lagos – terribile ad agosto – o la moderna Portimão? Come si è salvata Sagres?

Ci ha pensato la natura a risparmiare la mia piccola Sagres dal consumismo sfrenato.

Eh sì, perché può essere pure il quindici di agosto ma fa freddo, ma freddo che fino alle dieci del mattino tu la felpa te la tieni volentieri e anche il piumino la notte. 

Il vento soffia, soffia che è una bellezza. Soffia che quando ti sposti da un punto ad un altro sulle scogliere devi starci attento. Al vento dico. Per quanto è forte ti sposta. Cioè a me, ad inizio viaggio, mi ci spostava. Non so se anche due settimane e trentatré Pastel de nata dopo mi avrebbe ancora spostata. 

E camminare sulle scogliere con un vento del genere non è facile, né comodo.

Eh si. Niente passerelle in legno. Niente “discesa ammare”, arrivare sulle spiagge di Sagres è faticoso.

Immaginate quelle donne che vanno al mare con le zeppe, borsa in iuta e matita sulle labbra ondeggiare sul crinàle di una scogliera alta ottanta metri mentre il vento che non si ferma per un secondo soffia sabbia e salsedine in faccia annodando i capelli, no dico, ve le immaginate?

Oppure quelle famiglie che pare abbiano organizzato un trasloco estivo piuttosto che una giornata al mare. Ve li immaginate a farsi spazio tra vele e tavole da surf sparse sulla spiaggia, tra giovani australiani abbronzati in muta e spiagge senza ombrelloni e bar?

Ecco, quelli (il settanta per cento dei vacanzieri di agosto) qui non ci possono mica venire.

Ed è per questo che Sagres è una delle mete preferite del mio on-the-road in Algarve.

Di quelle che vi direi proprio di andarci, di lasciar perdere Lagos.

E di mettervi lì in prima fila sul mondo.

di Alessia Carmela De Angelis

Instagram: @_prendoeparto_

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